L’IMMACOLATA: FEDE E ARTE
di Bianca Iccarino


Il dogma dell’Immacolata Concezione viene promulgato nel 1854 da Pio IX. In realtà la storia di tale dogma è alquanto lunga e complicata poiché le radici si rintracciano fin dai primi secoli del cristianesimo.

I francescani furono forti difensori del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Tra loro emerge la figura di Duns Scoto il quale  lapidariamente affermava: “Potuit, decuit, ergo fecit”. E Cioè: <Dio poteva (far nascere immacolata la madre di Gesù); era conveniente, perciò lo fece>. In seguito Sisto IV nel 1476 adotta la festa della Concezione di Maria, Clemente XI nel 1708  la elevò a festa di precetto e infine nel 1854 Pio IX ne proclamò il dogma.


Forte impulso all’elevazione a dogma è stato dato dal popolo che fin dal medioevo si è schierato sempre a favore della Concezione Immacolata della Vergine. Le prime raffigurazioni di questa iconografia risalgono al medioevo ma è dal cinquecento, in seguito al concilio di Trento che si canonizza una vera e propria formula iconografica che trova affinità con la donna vestita di sole dell’Apocalisse descritta appunto come una donna con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle insidiata dal drago.
L’iconografia ormai consueta  vede la Vergine con i capelli sciolti, in atteggiamento estatico, con l’abito bianco e manto blu, la testa cinta da una corona di dodici stelle e i piedi poggianti sulla mezza luna. I gigli sono simbolo di purezza mentre le rose alludono al ruolo di Maria come madre e sposa di Cristo.

Il dipinto che oggi viene restituito al culto in questa chiesa dei Cappuccini testimonia la forte devozione presente ad Andria verso l’Immacolata. Culto presente in altre chiese come Santa Maria Vetere e la chiesa dell’Annunziata in cui operava la confraternita dell’Immacolata poi trasferitasi in Santa Maria Vetere.

L’opera è di mano della bottega dei pittori De Musso o Musso di Giovinazzo, una bottega in cui lavoravano due fratelli Saverio e Giuseppe, molto attivi in terra di Bari. Loro opere sono presenti non solo nella nostra chiesa ma anche a Minervino presso la chiesa dei cappuccini, a Molfetta, a Giovinazzo e a Bitetto, presso la chiesa del beato Giacomo; tutte chiese appartenenti all’ordine francescano.

Si tratta di pittori attivi entro la metà del XVIII secolo che con molta probabilità si formano alla luce della lezione di artisti napoletani come Paolo de Matteis e Luca Giordano, ma soprattutto dei loro epigoni pugliesi come Corrado Giaquinto che si forma proprio a Napoli guardando questi stessi artisti.